L’alta risoluzione del telescopio spaziale della NASA su Herbig-Haro 211 ha individuato una giovane stella, un analogo infantile del nostro Sole.
Il James Webb Space Telescope è il principale strumento ultra potente nello spazio. Lanciato in orbita alla fine del 2021, Webb osserva l’universo nella luce infrarossa a quasi 1,5 milioni di chilometri di distanza dalla Terra con dettagli impossibili utilizzando i normali mezzi sulla Terra. Il progetto internazionale è frutto della collaborazione fra NASA, ESA ed Agenzia Spaziale Canadese.
L’ultima immagine di Webb su HH 211 rivela un deflusso da una protostella di classe 0 quando aveva non più di poche decine di migliaia di anni e con una massa pari solo all’8% di quella attuale del Sole diurno a cui la stellina è destinata a diventare simile.
Gli oggetti Herbig-Haro (HH) sono regioni luminose che circondano le stelle appena nate, originati quando venti stellari o getti di gas creano onde d’urto che si scontrano ad alta velocità con gas e polvere vicini.
Le molecole eccitate dalle condizioni turbolente, tra cui idrogeno, monossido di carbonio e monossido di silicio, emettono luce infrarossa che Webb riesce a raccogliere per una mappatura.
L’immagine mostra una serie di bow shock a sud-est (in basso a sinistra) e a nord-ovest (in alto a destra) con lo stretto getto bipolare che li alimenta. Una scena con una risoluzione spaziale da 5 a 10 volte superiore rispetto a qualsiasi altro rilevamento di HH 211. Il getto interno viene visto “oscillare” con simmetria speculare su entrambi i lati della protostella centrale in accordo con le osservazioni su scala minore. Fenomeno che suggerisce l’ipotesi di una stella binaria irrisolta.
In precedenti rilievi di HH 211 con telescopi terrestri si vedevano giganteschi bow shock che si allontanavano da noi (nord-ovest) e si muovevano verso di noi (sud-est) oltre a strutture simili a cavità nell’idrogeno e nel monossido di carbonio, nonché un getto bipolare oscillante nel monossido di silicio.
I ricercatori hanno usato i nuovi riscontri per determinare come il deflusso dell’oggetto sia relativamente lento rispetto alle protostelle più evolute, registrando circa 48-60 miglia al secondo (da 80 a 100 chilometri al secondo).
La differenza di velocità tra le sezioni interne ed il materiale principale con cui entrano in collisione, l’onda d’urto, è inferiore con velocità relativamente basse, non sufficientemente energetiche per spezzare le molecole in atomi e ioni più semplici, fattore che porta alla conclusione che i deflussi come quelli al centro di HH211 siano generalmente costituiti da molecole.
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Crediti: ESA/Webb, NASA, CSA, T. Ray (Dublin Institute for Advanced Studies)
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