UN ATLANTE DI STELLE IN FORMAZIONE

Costellazione di Ofiuco, Regione intorno alla stella in formazione L1688 luce visibile

Creata una mappatura estesa del cielo unendo oltre un milione d’immagini.

Stiamo vivendo un’epoca d’oro per l’astronomia grazie allo sviluppo di potenti telescopi che permettono nuove scoperte con una frequenza senza precedenti.
Uno dei temi maggiormente investigato è la formazione stellare dato che è alla base dell’evoluzione cosmica e dell’origine della vita. I problemi irrisolti rimangono legati alla costituzione nel contesto della galassia e delle sue componenti.

Oggetto HH 909 in Camaleonte

Le stelle si formano quando le nubi di gas e polvere collassano sotto la propria gravità, ma i dettagli di come ciò avvenga non sono del tutto chiari.

IRAS 11051-7706 nella costellazione Camaleonte

Stefan Meingast, astronomo dell’Università di Vienna e principale autore di uno studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics, ha coordinato un team incaricato di raccogliere immagini includendo le sorgenti di luce più deboli, oggetti mai visti prima che aiuteranno a comprendere i processi di trasformazione di gas e polvere in stelle.

Cerro Paranal VISTA in primo piano ed il Very Large Telescope sullo sfondo

Il gruppo di Meingast ha esaminato cinque regioni utilizzando VISTA, il maggiore telescopio al mondo dedicato al rilevamento del cielo a lunghezze d’onda del vicino infrarosso, gestito dall’European Southern Observatory (ESO), in Cile, nelle strutture del Cerro Paranal.

La telecamera VIRCAM ha catturato la luce proveniente dal cuore delle nubi. Alena Rottensteiner, dottoranda all’Università di Vienna e coautrice dello studio, ha spiegato che solo le lunghezze d’onda dell’infrarosso consentono di guardare in profondità superando la barriera degli ammassi di polvere.

Lupo 3 nuove stelle sono nate nella nuvola colorata di gas e polvere

L’osservazione, denominata Visions, ha analizzato lo spazio nelle costellazioni di Orione, Ofiuco, Camaleonte, Corona Australe e Lupo, distanti meno di 1500 anni luce dalla Terra. L’area è enorme ed è stato possibile mapparla sfruttando la fotocamera di 3 tonnellate che contiene 16 speciali rivelatori.

Il programma, iniziato nell’aprile 2017 e terminato a marzo 2022, è stato suddiviso in tre indagini: ampia, profonda e di controllo. In cinque anni si sono catalogate più di un milione d’immagini riordinate in una sorta di puzzle gigante per ricostruire panorami cosmici dettagliati.
Immagine ripresa con Telescopio ESO di La Silla, in Cile, mostra la formazione intorno all’ammasso Coronet nella Corona Australe

João Alves, astronomo dell’Università di Vienna e Principal Investigator di Visions, ha commentato l’importanza del monitoraggio delle stelle neonate seguendole per diversi anni per misurare il loro moto ed imparare come lascino le nubi che le hanno create. Per capire la difficoltà dell’impresa basti pensare che l’apparente spostamento visto dalla Terra è piccolo quanto la larghezza di un capello umano a 10 km di distanza.

Questi dati completano quelli ottenuti dalla missione dell’Agenzia spaziale europea a lunghezze d’onda visibili. Visions getta le basi per future osservazioni, impiegando anche l’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, attualmente in costruzione in Cile che sarà operativo entro la fine di questo decennio. L’ELT consentirà  immagini molto ingrandite di regioni specifiche con un livello di dettaglio finora inimmaginabile.

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Immagini: ESO

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