Il concetto TraceLess trae ispirazione da tecniche antiche e da soluzioni all’avanguardia per case off-grid con un basso impatto ambientale.
Non lasciare tracce durature sulla terra rovescia l’aspirazione, molto umana, di non essere dimenticati, ma nell’architettura paesaggistica dimostra rispetto ed un recupero di saperi del passato.
Soggiornare in baita durante il fine settimana e trascorrere del tempo nella natura è una tradizione che racchiude importanti valori norvegesi. Nel paese scandinavo esistono quasi mezzo milione di cottage, ma l’ecosistema non può tollerare uno sviluppo incontrollato considerando che il metodo di costruzione abituale consiste nel far saltare l’area per creare le fondamenta oltre alle ferite alla diversità biologica provocate dai nuovi insediamenti e dal trasporto dei materiali.
Lo studio norvegese Snøhetta ha elaborato un progetto pilota, composto da due cluster con quattro chalet e un’unità tecnica, nell’area forestale di Otrosåsen, nella zona di Hovden. Le cabine sono posizionate su pietre accatastate per rialzarsi rispetto al terreno e permettere di collocare gli impianti dell’acqua e dell’elettricità. Una rete di passerelle consente i collegamenti evitando modifiche permanenti al paesaggio.
L’uso delle pietre è una tecnica locale risalente a diverse centinaia di anni fa, impiegata per costruire le tradizionali case di stoccaggio norvegesi, senza distruggere il suolo. I materiali vengono acquistati e realizzati sul posto e si basano sul riutilizzo degli scarti dell’industria del legno.
I cottage compatti di 6 x 6 metri possono ospitare fino a cinque persone ciascuno e sono creati pensando alle necessità elementari: un luogo per socializzare, dormire, lavarsi e condividere i pasti. I layout si rifanno ai capanni da caccia e da pesca con due varianti, entrambe orientate alla convivialità. I loro nomi Åre ed Ete (in norvegese mangiare) celebrano la gioia di riunirsi. Nel modello Åre la zona notte è incentrata attorno ad un focolare basso, mentre Ete ha come punto centrale il tavolo da pranzo.
Per diminuire il fabbisogno energetico si sono adottate soluzioni pratiche essenziali. L’energia solare e la pioggia sono raccolte sui tetti per rendere i fabbricati autosufficienti, ma senza sprechi ed i residenti sono costantemente informati sui propri consumi, pur non compromettendo la qualità dell’esperienza.
L’acqua delle docce e del lavandino viene pulita e riciclata in acque grigie. Il sistema di aspirazione dei WC è igienico usando una quantità minima di acqua rispetto ai tradizionali sciacquoni.
Collettori solari e fotovoltaici convertono l’energia del sole in elettricità e calore per riscaldare l’acqua ed il cottage. Nello stesso tempo garantiscono il riempimento dei serbatoi con la neve sciolta durante l’inverno.
In questo tipo di strutture Snøhetta è forte dell’esperienza acquisita costruendo ai margini del Lysefjorden, in collaborazione con l’imprenditore norvegese Tom Bjarte Norland. Il programma Bolder si compone di quattro villette pensate per armonizzarsi con la natura circostante e sfumare il confine tra l’indoor e l’outdoor.
Il progetto nasce nel 2020 con l’intento di rendere il paesaggio protagonista nelle abitazioni che offrono tutte una vista eccezionale sul fiordo.
I cottage sono sollevati su grandi pilastri di cemento ed hanno finestre in vetro che danno sulla scogliera. Il design degli interni è minimalista con mobili in materiali (legno, marmo e pelle) naturali e durevoli nei colori della terra e trame organiche.
Le costruzioni hanno cucina e zona pranzo al piano superiore, mentre la camera da letto ed il bagno sono a pianterreno.
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Foto/Rendering: Snøhetta
Legno, pietra e pannelli solari. I materiali rispettosi esistono bisogna tornare ad usarli.
Uno spunto degno di essere approfondito nelle metodologie.
Responsabilizzare gli architetti è il primo passo, ma i danni peggiori sono fatti da amministratori pubblici ed imprenditori molto poco ecologisti. Gli architetti si devono adeguare, almeno in Italia, altrimenti non firmi più nulla.
Un concept magnifico con idee interessanti, tornare indietro per andare avanti.
Riflessioni interessanti, migliorerei solo la forma pur ricercando un’esposizione adeguata alle ore di sole invernali.
Un approccio essenziale, apprezzabile.
A parte l’essenzialità del design, è una proposta interessante e responsabile.
E’ un problema molto sentito nel nord Europa e noi dovremmo imparare. Ho letto il vostro articolo dopo essermi stupito che per le olimpiadi di Cortina vogliano distruggere un’intera foresta secolare per una pista da bob che come tutte le altre è destinata ad essere rottamata dopo le gare. Sono due notizie da mettere in relazione e trarre suggerimenti per agire con maggiore senso etico.
Sono anni che sostengo un maggiore rispetto verso il terreno. Siamo geologicamente diversi dal Nord Europa e le zone dove edificare dovrebbero essere rispettate per tutta una serie di problemi che v’invito a trattare.
Un tema interessante che meriterebbe maggiore sviluppo.
Una tematica che può essere un ottimo spunto di discussione ed approfondimento anche per gli studenti.
Grazie per aver proposta questo tema. I boschi verticali non mi convincono del tutto per varie problematiche. Il rispetto della natura deve maturare considerazioni meno da vetrina.
Un approfondimento interessante, a parte alcune forzature da parte dei progettisti improponibili con un committente italiano.
In giro c’è molto green washing, ma è importante trattare temi come questi con realismo. Vi leggo con interesse.
Un bellissimo sito! Complimenti per i temi che trattate.
I love Norway.
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Gran bella iniziativa!
Un tema di grande attualità, complimenti per averne parlato!