RETE COSMICA: DAI PESCI-BALENA ALLA TERRA

Laniakea Supercluster Richard Brent Tully

Esiste la possibilità che il nostro universo faccia parte di un sistema molto più vasto ed interconnesso di quanto finora immaginato.

Le origini dell’universo risalgono a 13,8 miliardi di anni fa. Si ritiene che la struttura si sia evoluta da fluttuazioni quantistiche generate dall’inflazione nell’universo primordiale che hanno dato origine a perturbazioni di densità in grado di crescere, grazie all’instabilità gravitazionale, fino a formare enormi conglomerati.

Le galassie, come la Via Lattea, sono i mattoni fondamentali dell’universo. Quelle al di fuori del nostro universo locale si allontanano a velocità crescenti, proporzionalmente alla loro distanza, come una delle conseguenze dell’espansione cosmica avviata dal Big Bang.

Il Quintetto di Stephan

Da quando Edwin Hubble, nel 1924, identificò le galassie come entità separate dalla Via Lattea, gli astronomi hanno cercato di misurarne le distanze. Queste, combinate con la loro velocità di allontanamento, permettono di determinare la scala dell’universo ed il tempo trascorso dalla sua nascita.

Richard Brent Tully

Un team di ricercatori internazionali guidati da Richard Brent Tully dell’Istituto di Astronomia dell’Università delle Hawaii sta sfidando le conoscenze finora acquisite.

Un decennio fa, questi stessi studiosi conclusero che la Via Lattea risiedesse in un vasto bacino di attrazione chiamato Laniakea (“immenso paradiso” in lingua hawaiana), esteso per 500 milioni di anni luce.

Tully ed il coautore Ehsan Kourkchi hanno assemblato la maggiore raccolta di distanze ad alta precisione mai realizzata, chiamata Cosmicflows-4. Utilizzando otto diversi metodi, gli scienziati hanno misurato le distanze di ben 56.000 galassie. Un potenziale cambiamento del nostro bacino galattico di attrazione è scaturito dall’esame dei loro movimenti.

Visualizzazione bacini di attrazione cosmici
I moti delle galassie convergono in bacini di attrazione (aree colorate). La Via Lattea è rappresentata con un punto rosso

Tully ha descritto l’universo come una gigantesca rete, in cui le galassie si dispongono lungo filamenti e si raggruppano nei nodi, dove le forze gravitazionali le attraggono. Un’analogia con l’acqua nei bacini idrografici aiuta a immaginare le galassie che scorrono all’interno di bacini di attrazione cosmici.

Attualmente, c’è una probabilità del 60% che facciamo parte di una struttura, potenzialmente 10 volte più vasta in volume, centrata sulla concentrazione di Shapley, una regione ricca di una sconfinata quantità di massa ed attrazione gravitazionale.

I rilevamenti potrebbero non essere sufficienti per valutare l’intera estensione.

Il metodo si basa sul fatto che una galassia situata tra due bacini di attrazione gravitazionale sarà soggetta a una sorta di guerra gravitazionale, in cui l’equilibrio delle forze provenienti dalle strutture cosmiche circostanti determinerà il suo movimento. Mappando le velocità delle galassie nel nostro universo locale, il team riesce a delineare le regioni di spazio dominate da ciascun superammasso.

Partendo dalle strutture maggiori fino alla più piccola, al momento abbiamo la sequenza: complesso di superammassi dei Pesci-Balena, Superammasso Laniakea, Superammasso della Vergine, Gruppo Locale con la Via Lattea, Sistema Solare, Terra.

Il campo di ricerca è però in costante evoluzione grazie a strumenti sempre più precisi e numerosi che consentono un’accuratezza di pochi punti percentuali.

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Immagini: NASA – Università delle Hawai’i

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