Una raffinata vettura sportiva, presentata al Salone di Parigi del 1954, sarà messa all’asta durante il Concorso di Amelia Island.
L’ingegnere spagnolo Wifredo Pelayo Ricart era un talento eccezionale. Nato a Barcellona nel 1897, visse l’affermazione della Hispano-Suiza, fondata nel 1904 che motivò il giovane designer a firmare i primi progetti negli anni ’20 con i marchi Ricart-Pérez e Ricart-España,
Nel 1936 si trasferì a Milano e prese il posto di Vittorio Jano all’Alfa Romeo dove ebbe modo di conoscere Enzo Ferrari con il quale nacque una forte rivalità. L’apice dei suoi lavori furono le vetture da gran premio Tipo 512 ed il prototipo Tipo 162. Probabilmente furono i dissapori con l’italiano a causare la fondazione della Pegaso, nel 1946, un marchio specializzato nello sviluppo di motori innovativi per camion ed autobus, oltre che di auto sportive esclusive.
La ragione ufficiale per rientrare in Spagna fu la costituzione di una società statale capace di attrarre e formare una forza lavoro altamente qualificata per ENASA (Empresa Nacional de Autocamiones, SA), azienda di cui Ricart era stato nominato amministratore delegato e responsabile dei progetti d’ingegneria nel dopoguerra.
La reale spiegazione del ritorno in patria è nascosta nel logo di Pegaso, il Cavallo Alato della mitologia greca pronto a confrontarsi con l’inimitabile Cavallino Rampante che la madre di Francesco Baracca, l’asso italiano dell’aviazione della prima guerra mondiale, aveva donato a Ferrari perché lo adottasse sulle sue vetture.
Nei capannoni della Hispano-Suiza a La Sagrera, vicino a Barcellona, nacque l’auto Pegaso, una sportiva elegante di cui si costruirono solo ottantasei esemplari.
Ricart non badò a spese, sviluppando anche un V8 da 2,5 litri interamente in alluminio con lubrificazione a carter secco, doppio albero a camme in testa e camere di combustione emisferiche. Una trasmissione a cinque velocità era posizionata dietro il differenziale in una configurazione avanzata con cambio inverso, sospensioni anteriori indipendenti a doppio braccio oscillante, asse posteriore de Dion e freni a tamburo posteriori.
I primi prototipi avevano carrozzerie in acciaio di progettazione interna, inclusa l’auto che debuttò al Motor Show di Parigi del 1951. Successivamente furono chiamati a collaborare Saoutchik di Parigi, Carrozzeria Touring di Milano e Serra di Barcellona.
Jacques Saoutchik era conosciuto per le sue creazioni vistose, ma eleganti. Per la Z-102 preparò configurazioni chiuse ed aperte, allestendo 18 degli 83 telai Z-102 prodotti. Di questi, solo sette esemplari erano berlinette della Serie II, sei dei quali con guida a sinistra. Tra queste c’era la Pegaso con telaio numero 0102-150 0148 che sembra sia la prima realizzata ed una delle due scelte per essere esposte, nell’ottobre 1954, al Motor Show di Parigi.
Il modello aveva curve sontuose sottolineate da delicate finiture cromate e passaruota ampi ed aggressivi.
Il numero 0148 fu inizialmente registrato, nel febbraio 1956, a nome di Don Julián Sánchez Araguena residente a Madrid con targa “M-138.223“. Dopo due passaggi di proprietà, arrivò a Garland W. Burke, pilota dell’aeronautica degli Stati Uniti di stanza nella capitale spagnola che la tenne per la maggior parte del tempo in un deposito.
Nel 1989 il veicolo fu acquistato da Arthur L. Foley III che lo fece restaurare da Phil Reilly & Company con ricostruzione completa del motore da parte di specialisti europei. Una volta ripristinata, la Z-102 ha sfilato al Concorso d’Eleganza di Pebble Beach nel 1994 ed ha partecipato al Colorado Grand, un evento benefico riservato a 100 auto classiche antecedenti al 1960 che coprono oltre 1.000 miglia di viaggio lungo strade panoramiche secondarie dello stato americano.
Jim Patterson sottopose la Pegaso ad un secondo ed approfondito restauro in base agli standard da concorso di RM Auto Restoration.
Il processo ha coinvolto la ricostruzione del cambio a cinque velocità, la rifinitura dell’esterno in un bicolore d’epoca Pearl White accentuato da un tetto grigio metallizzato, il rifacimento degli interni in pelle grigia e l’accurato recupero della radio Podiomatic originale e del radiatore Bosch.
Ogni dettaglio è stato curato minuziosamente, dall’elegante cruscotto verniciato in grigio antracite al delicato motivo a tratteggio incrociato sul volante Nardi.
Le componenti meccaniche, come sospensioni e freni, sono state revisionate e ristrutturate per garantire prestazioni ottimali. Il motore V8 quad-cam da 2,8 litri è dotato del raro e potente carburatore Weber doppio a quattro barili abbinato da un rapporto di compressione di 8,1:1 che eroga un’impressionante potenza di 195 cavalli.
Dopo un restauro di questa importanza, l’auto è riapparsa a Pebble Beach nel 2013 ed al Concorso d’Eleganza di Amelia Island, nel 2016, dove ha ricevuto un premio nella classe Pegaso.
Esposta con parsimonia, l’auto è una delle sole cinque berlinette Saoutchik Serie II sopravvissute ed una delle sole tre che conservano le parti principali originali. Un pezzo autentico che andrà all’asta durante il Concorso di Amelia Island, dal primo al due marzo 2024, con un valore stimato fra 750,000 – 900,000 dollari.
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All’avanguardia peccato che non abbia completato la Tipo.
Bella un po’ squalo.
Innovativa nell’ingegneria, ma lenta rispetto alla Ferrari, forse più sicura, non so
Bella, ad averla…
Bella macchina, ma la Ferrari è sempre stata più veloce.
Bell’articolo. Potete suggerire dei musei dove vedere auto come questa rarità’?
Forse è un po’ pesante.
Non la conoscevo, mi sembra interessante nonostante il problema del peso. Bell’articolo.
E’ in bilico fra due stili, uno retro ed uno che stava rendendo le italiane uniche.