La precisa astrometria della missione Gaia, dell’Agenzia Spaziale Europea, ha permesso l’importante scoperta degli astrofisici del MIT e della Caltech che solleva però un problema.
V404 Cygni si trova nella costellazione del Cigno, a circa 7.800 anni luce dalla Terra. Il sistema è di grande interesse, con un buco nero la cui massa è stimata tra 9 e 12 volte quella del Sole, mentre la stella compagna ha una massa di circa 0,7 volte quella solare.
La particolarità di V404 Cygni è la sua estrema variabilità, caratterizzata da potenti esplosioni di raggi X causate dall’accrescimento di materiale dalla stella compagna verso il buco nero. Questi intensi “outburst” lo rendono uno degli oggetti più attivi e complessi nel suo genere.
In sostanza, il buco nero sta consumando la stella vicina. Tuttavia, recenti scoperte hanno rivelato che il sistema è ternario, con una terza stella orbitante attorno al buco nero in un ciclo di circa 70.000 anni.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature ed ha come primo autore Kevin Burdge, del dipartimento di fisica del MIT e laureato nel 2021 alla Caltech.
Kareem El-Badry, professore associato di astronomia alla Caltech e secondo autore, ha spiegato come la terza componente sia nascosta in bella vista da oltre 30 anni. Decine di articoli riportano l’esistenza di un’altra stella accanto a V404 Cygni, ma tutti davano per scontato che si trattasse di un allineamento casuale, invece ora si è arrivati a capire un legame gravitazionale grazie alla determinazione della stessa distanza e del movimento nella stessa direzione.
La scoperta solleva la questione di come faccia il buco nero ad avere una presa gravitazionale su un oggetto così lontano.
Generalmente si pensa che un buco nero si formi dall’esplosione di una stella morente, fenomeno noto come supernova. Quando questo avviene, si presume che la violenza dell’evento allontani qualsiasi oggetto debolmente legato.
il team di ricercatori ipotizza un processo d’implosione, in cui una stella collassa semplicemente su se stessa, creando un buco nero senza un ultimo drammatico lampo. Un’origine “delicata” che potrebbe spiegare la sopravvivenza della compagna distante.
El-Badry ha aggiunto che se le terziarie fossero comuni, si aprirebbero percorsi impossibili per i buchi neri binari puri. In passato era stato previsto che i buchi neri binari potessero costituirsi principalmente attraverso l’evoluzione tripla, ma non c’erano mai state prove dirette. Le nuove osservazioni suggeriscono che i sistemi ternari potrebbero essere più comuni del previsto, fornendo finalmente una base a questa ipotesi.
Le precise misurazioni sono state rese possibili dal satellite artificiale Gaia che svolge la missione, sviluppata dall’ESA, di ottenere una mappa tridimensionale della nostra galassia, rivelandone la composizione, la formazione e l’evoluzione.
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Foto/Grafica: Caltech
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