Dopo 5 anni di viaggio la sonda spaziale è entrata nell’orbita del gigante gassoso per scoprire la sua composizione.
La mitologia latina riconduce a Giove tutti i fenomeni celesti, soprattutto i fulmini, mentre Ovidio ne celebra il mistero ne Le Metamorfosi. Il 5 luglio del 2016, alle 4.54 ora italiana, la sonda Juno ha portato la tecnologia nell’orbita del più grande dei pianeti del sistema solare per rivelare alcuni suoi segreti, così come Giunone spiava il marito per vanificare le diverse relazioni.
Lanciata il 5 agosto del 2011, Juno orbiterà per 33 volte intorno al suo obiettivo con dei flyby previsti ad intervalli di 14 giorni per permettere agli strumenti di analizzare struttura, atmosfera e magnetosfera. I dispositivi elettronici sono stati protetti da un rivestimento in titanio di notevole spessore per sopportare le altissime radiazioni.
La principale ricerca scientifica è diretta a comprovare una delle tesi sulla formazione oltre ad osservare le aurore boreali per comprendere i meccanismi d’interazione con l’atmosfera e studiare il campo magnetico, ben 20.000 volte più intenso di quello terrestre.
L’Italia ha contribuito fornendo lo spettrometro ad immagine infrarosso JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), il Kat (Ka-Band Translator) ideato dall’Università La Sapienza di Roma con Thales Alenia Space ed il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker necessario per mantenere la rotta.
JIRAM è stato finanziato dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e realizzato dalla Divisione Avionica di Leonardo-Finmeccanica. Le indagini ad infrarosso consentiranno di rilevare metano, vapore acqueo, ammoniaca e fosfina.
La missione ha numeri da record a partire dalle dimensioni del pianeta che ha un diametro 11 volte maggiore rispetto alla Terra. La navetta pesa poco meno di quattro tonnellate ed ha tre pannelli solari rettangolari di silicio e Arseniuro equipaggiati con 18.698 celle che garantiscono l’approvvigionamento di energia anche ad un’elevata distanza dal Sole.
Nel gennaio del 1610 Galileo Galilei osservò per la prima volta le quattro grandi lune di Giove, Io, Europa, Ganimede e Callisto, dedicandole ai Medici. Dopo quattrocento anni la NASA ha collocato a bordo del velivolo una targa con il ritratto e la firma dello scienziato italiano insieme al testo in cui descrive la sua straordinaria scoperta. Per coinvolgere i giovanissimi, l’Agenzia Spaziale Americana ha fatto realizzare dalla LEGO tre statuette in alluminio rappresentanti Galileo, Giove e Giunone che hanno percorso il lungo viaggio.
L’inserzione orbitale è avvenuta grazie all’accensione dei motori per 35 minuti in modo da rallentare il veicolo di circa 542 metri al secondo. Questo momento è stato particolarmente delicato perché un errore avrebbe vanificato l’intera missione costata 1.130 milioni di dollari. In America l’evento ha coinciso con la sera del 4 luglio, giorno dell’indipendenza nazionale con una diretta video sul canale televisivo della NASA.
Nei prossimi mesi ci aspettiamo immagini spettacolari e qualche risposta sull’origine del nostro sistema solare.
RIPRODUZIONE RISERVATA – © SHOWTECHIES
Foto di: NASA/JPL-Caltech
Commenta per primo