Il CONVOI ReTour di Claudio Baglioni si concluderà il 17 dicembre al Mediolanum Forum di Assago dopo 65 date in giro per l’Italia.
Un palco asimmetrico, suggestioni teatrali alternate a momenti rock, nessuno schermo per focalizzare l’attenzione del pubblico sulla voce dell’artista.
Baglioni tiene la scena per tre ore di musica senza pause esibendo una gran forma fisica. Laureato in architettura ed impegnato nel sociale, in questa tournée ha voluto che lo spettacolo rispecchiasse un progetto in costruzione, uno show in grado di rinnovarsi ogni sera.
Il light-designer Carlo Pastore ci spiega la filosofia dell’impianto.
“Il concerto comincia con Notte di note ed il percorso luci viaggia partendo dal buio per rischiararsi all’alba, esaltare la potenza del giorno e ritornare lentamente ad oscurarsi. Nel finale dei teli risalgono a coprire le impalcature e s’illuminano delle strisce LED mappate con un Pandoras Box per ricordare lo skyline di una città.
Baglioni è molto intelligente ed è preparato dal punto di vista tecnico. L’idea delle luci analogiche è sua e fa intuire che tipo di visione registica riesce ad avere. Ama circondarsi di persone propositive, ma non pressa i collaboratori limitandosi a lanciare degli input con grande rispetto. Ancora ieri mi ha chiesto: “Carlo, perché non aggiungiamo qualcosa qui?”. La rigenerazione è il messaggio del tour. Bisogna chiedersi se quello che si è fatto finora sia la via giusta da seguire o se sia meglio percorrere delle nuove strade.”
Come hai interpretato il lavoro?
“Dico sempre che il light-designer dev’essere un po’ psicologo e ricercare uno stile adatto al protagonista. In questo caso abbiamo recuperato la doppia scena con cross-fade di colori e posizioni. La console usata per la programmazione è la GrandMa con cui mi trovo benissimo anche grazie all’assistenza di Marco Castellazzi ed Angelo Di Nella della Molpass.”
Cosa accade scenograficamente?
“Il palco si presenta con un telo bianco che cade dopo il primo brano, rivelando il set con le due torri coperte da drappi sostenuti con elettrocalamite che li sganceranno nelle successive canzoni. Lo show dura poco più di tre ore ed è necessario inventarsi delle movimentazioni. L’avvio crea delle aspettative e poi la tendenza cambia quando Baglioni intona Avrai annunciando che il concerto ha inizio con una coda di 15 pezzi che sono i suoi cavalli di battaglia. Contemporaneamente sul fondale scendono degli specchi a rullo che danno profondità ed apertura.”
Il set assomiglia ad un cantiere per scelta estetica o risponde a determinate funzionalità?
“La macchina scenica riprende il progetto di una configurazione in divenire, un work in progress. Il palco è originale perché non è posizionato perpendicolarmente al pubblico, ma è un rettangolo ruotato di 45° con uno dei vertici puntato verso il FOH.
La struttura è realizzata in Layher della Italstage per richiamare un ponteggio, ma è anche una decisione pratica che ha permesso di esibirsi in luoghi non predisposti per gli appendimenti dei proiettori.”
Quali opportunità vi ha dato a livello illuminotecnico?
“Ragionando su cosa avremmo voluto fare, abbiamo pensato a quattro versioni di set con diverse dimensioni a seconda delle location. Le misure variano dai 10m di altezza x 16m di larghezza del modello più piccolo fino ad arrivare ai 16 x 24 metri della full-option. La modularità è interessante e ci consente uno spettacolo sempre differente su un medesimo canovaccio.”
Che tipologia di fari hai impiegato?
“Ho circa 170-180 motorizzati che nell’installazione completa raggiungono quota 220. Il lighting plot prevede dei Clay-Paky Sharpy, degli Alpha Spot HPE 700 e degli Alpha Profile 1500 trattati come degli spot, ma di cui sfrutto lo zoom che è immenso. I wash sono i Martin Mac 2000 XB con lente pc e lampada HTI da 1500 W che mi garantiscono una botta di luce incredibile. Le strobo sono delle Atomic 3000.”
L’audio è affidato a due professionisti del settore, il sound engineer Maurizio Nicotra ed il sound designer Daniele Tramontani che hanno assicurato qualità in ogni spazio permettendo di apprezzare il vasto repertorio del cantautore romano.
Nel finale Baglioni ha indossato il caschetto di protezione obbligatorio nei cantieri per ribadire l’importanza della sicurezza sul lavoro. Un contributo autorevole ad un problema sociale che viene spesso sottovalutato.
RIPRODUZIONE RISERVATA – © SHOWTECHIES – Claudio Procaccio
Foto di: SHOWTECHIES – Claudio Procaccio
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