La robotica si prepara ad entrare nelle case e nelle situazioni di grave pericolo per gli esseri umani.
Una delle star del Salone del Libro 2016 è stato iCub, un robottino con 4000 sensori costantemente processati da un’avanzata intelligenza artificiale sviluppata dall’Istituto Italiano di Tecnologia che nel suo stand ha presentato una rassegna delle proprie realizzazioni.
Per costruire questi automi servono nuovi materiali soffici, sensori bioispirati che funzionino come i nostri occhi e la nostra pelle oltre a metodi cognitivi che abbiano un’alimentazione eco-sostenibile ed a basso costo. L’obiettivo è quello di arrivare a riciclare i rifiuti organici prodotti quotidianamente nelle abitazioni per darli in pasto ad elettrodomestici e robot che li scindano per rifornirsi di energia.
Roberto Cingolani, presidente dell’IIT, ha però sottolineato che il vero miracolo della tecnologia è l’essere umano: acqua, un po’ di grassi, zuccheri, il fegato ed andiamo avanti tutta la giornata con un nesso fra corpo e mente ineguagliabile.
Il nome del piccolo robot è ispirato al racconto di fantascienza “I, Robot“, scritto da Isaac Asimov più di cinquant’anni fa ed al cucciolo (mancub) descritto da Rudyard Kipling ne “Il libro della Giungla“.
I suoi padri sono Giorgio Metta, direttore dell’iCub Facility e Giulio Sandini, direttore di Robotics, Brain e Cognitive Science. Le parti di iCub sono tutte sviluppate in Italia, ma attualmente la macchina si trova in più di trenta laboratori nel mondo con partnership tecniche per una piattaforma universale.
La scheletro è realizzato in lega di alluminio con alcuni elementi in acciaio che nel futuro saranno sostituiti con materiali più leggeri, ma capaci di offrire garanzie strutturali. Il bimbo-automa, alto 105 cm, si muove grazie a 54 motori che controllano 76 giunti. I grandi snodi, come per esempio la spalla, necessitano di una potenza dedicata di circa 150 watt.
Gli occhi sono telecamere neuromorfe che imitano il comportamento della visione umana attivandosi per cogliere i cambiamenti con parametri di contrasto e luminosità usati per identificare uno scenario piuttosto che comporre l’immagine nella sua interezza. Un fotorecettore converte la luce in impulsi inviandoli al sistema di controllo per l’elaborazione.
Le piante dei piedi hanno sensori per mantenere l’equilibrio anche sotto l’azione di forze esterne turbative. La mano consente 22° di libertà per prese di precisione con il pollice, indice e medio movibili in maniera indipendente. La tecnologia è già applicata per protesi high-tech, come mostrato in un filmato dove un falegname gravemente ferito ha recuperato la propria professionalità con una mano robotica.
La pelle prodotta dall’istituto, brevettata in tutto il mondo, permette ad iCub di riconoscere dove è toccato e di distinguere il tipo di forza a cui è sottoposto fornendogli l’informazione per ritirarsi o andare incontro a seconda se è spinto o tirato. In questo modo il robot impara i movimenti come le persone che vanno per funzione.
A Torino si è visto un prototipo, ma a breve l’IIT presenterà alla stampa il primo robot a basso costo a livello consumer.
Nel nostro canale YouTube e nella pagina Facebook potete vedere il video su iCub ed una sintesi della conferenza tenuta da Roberto Cingolani.
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Immagini e Video: SHOWTECHIES – Simona Braga
Impressionante sembra di vivere nella fantascienza. Bravi bravissimo mi