Identificati due buchi neri supermassicci a soli 300 anni luce, una volta al centro delle rispettive galassie ospiti, destinati a fondersi probabilmente tra 100 milioni di anni scuotendo il tessuto dello spazio-tempo con onde gravitazionali.
Le stelle che viaggiano nello spazio non si scontrano mai tra loro. Il rapporto tra il diametro di un sole simile ad una stella e la sua distanza dalla stella vicina è di circa 1:10 milioni. Le galassie, però, si scontrano. La separazione tra la nostra Via Lattea ed Andromeda è di 2,2 milioni di anni luce, con un rapporto di 1:20 che porterà ad una fusione tra i due giganti.
Il telescopio spaziale Hubble ed il telescopio orbitale a raggi X Chandra hanno notato il cuore di una coppia di galassie in collisione scoprendo due buchi neri supermassicci gemelli che volteggiavano l’uno intorno all’altro.
Questi buchi neri, alimentati da gas e polveri caduti al loro interno, brillano intensamente come nuclei galattici attivi (AGN), la coppia più vicina mai rilevata in luce visibile ed a raggi X, a circa 300 anni luce.
Sebbene siano state trovate diverse dozzine di coppie di buchi neri, le loro distanze sono decisamente maggiori rispetto a quella della galassia ricca di gas MCG-03-34-64. Gli astronomi che usano radiotelescopi hanno individuato un’altra coppia di buchi neri binari ancora più vicina, ma senza conferma in altre lunghezze d’onda.
Coppie di AGN come questa erano forse più comuni nell’universo primordiale quando le fusioni tra galassie erano frequenti. Questa scoperta offre una rara opportunità di studiare un esempio situato a circa 800 milioni di anni luce da noi.
L’autrice principale dell’articolo pubblicato su The Astrophysical Journal, Anna Trindade Falcão del Center for Astrophysics Harvard & Smithsonian a Cambridge (Massachusetts), ha rivelato come i ricercatori si siano accorti di tre picchi di diffrazione ottica (artefatti delle immagini causati dalla curvatura della luce intorno agli specchi dei telescopi) all’interno della galassia ospite, indicanti una grande concentrazione di gas luminoso in un’area molto piccola.
Un evento raro nell’universo vicino che ha fatto capire come stesse capitando qualcosa.
Il team di scienziati ha quindi esaminato la stessa galassia nella banda dei raggi X usando l’osservatorio Chandra per approfondire la questione.
Falcão ha spiegato che, guardando MCG-03-34-64 nella banda dei raggi X, si siano viste due potenti sorgenti di emissioni energetiche separate, coincidenti con i punti luminosi ottici riscontrati da Hubble. Mettendo insieme i dati, gli astrofisici sono arrivati alla conclusione che molto probabilmente stavano osservando due buchi neri supermassicci vicini.
Per supportare questa interpretazione, i ricercatori hanno utilizzato dati radio archiviati dal Very Large Array di Karl G. Jansky, vicino a Socorro, in New Mexico.
Quando si vede una luce brillante in ottico, raggi X ed onde radio, si possono escludere molte altre spiegazioni, lasciando come unica possibilità quella di buchi neri vicini.
La terza fonte di luce brillante vista da Hubble è di origine sconosciuta e saranno necessari ulteriori dati per capirla. Potrebbe trattarsi di gas colpito dall’energia di un getto di plasma ad altissima velocità emesso da uno dei buchi neri, simile a un schizzo d’acqua contro un cumulo di sabbia.
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Immagini: Rappresentazione artistica – Center for Astrophysics | Harvard & Smithsonian a Cambridge, Massachusetts
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