Droni e gigantesche stampanti 3D a forma di ragno serviranno per realizzare una moderna versione dei giardini di Babilonia ideata da Vincent Callebaut.
Le popolazioni sopravvissute alla guerra nella regione di Mosul si ritrovano a vivere in un territorio devastato dalla distruzione. Secondo le stime del governo iracheno sarà necessario oltre un miliardo di dollari solo per ripristinare i servizi base, fra cui elettricità ed acqua, avviando anche un programma di sviluppo urbanistico della durata di dieci anni per ridare un’abitazione a migliaia di persone.
Il concorso annuale Rifat Chadirji Prize ha promosso il tema del design coniugabile ad applicazioni sostenibili per creare alloggi a Mosul. Vincent Callebaut ha vinto il 3° premio con il progetto “I 5 ponti fattorie” che la commissione giudicatrice ha scelto per soddisfare l’immediato bisogno di case unitamente alla riqualificazione del luogo con le sue tradizioni.
Mosul aveva 5 ponti sul Tigri che collegavano le zone ovest ed est. L’architetto belga ha elaborato una proposta originale che ricostruisce i ponti per collocarvi unità abitative dai costi contenuti con soluzioni energetiche autonome. Callebaut ha pensato una città verticale con appartamenti edificati da stampanti 3D risparmiando i terreni agricoli della periferia.
Il concept s’ispira alla tipica decorazione araba (muqarnas) a nido d’ape. Le case saranno costituite dall’assemblaggio di 2, 5 o 10 moduli per superfici di 25, 65 o 120 metri quadrati. Il sistema flessibile si adatterà alle esigenze delle famiglie irachene. La forma finale delle facciate ricorda le torri a gradoni (ziqqurat) dell’antica Mesopotamia con piani sovrapposti ed arretrati.
Cinque stampanti 3D con bracci articolati permetteranno la costruzione di 30 case al giorno per un totale di 55.000 unità in cinque anni. Dei droni riforniranno “i ragni” trasportando i resti delle rovine frantumati pronti per essere riutilizzati.
Gli edifici saranno ricoperti di orti urbani per assicurare alimenti ed isolare termicamente gli stabili. L’acqua raffredderà gli edifici mentre pergolati fotovoltaici forniranno i chilowatt per l’autonomia energetica. L’irrigazione avverrà con le acque del Tigri incanalate grazie a viti idrauliche d’Archimede. Le acque reflue saranno filtrate da piante e ricadranno sotto forma di cascate, mentre impianti a biomassa produrranno concimi biologici per frutteti ed orti sospesi.
Il modello urbanistico è replicabile e può ispirare delle applicazioni simili nelle aree terremotate.
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