GALASSIE A SPIRALE RETRODATATE

Galassie a spirale retrodatate

Nuovi indizi sull’origine dell’universo grazie allo studio di vari conglomerati di stelle e materia simili alla Via Lattea.

La luce impiega molto tempo per viaggiare nello spazio e permette agli scienziati di vedere ora le situazioni del passato.

Una ricerca dell’Università del Missouri evidenzia come le galassie a spirale fossero più frequenti nell’universo primordiale di quanto si credesse in precedenza.

Yicheng Guo, professore associato presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia, ha commentato come si pensasse che le galassie a spirale si fossero sviluppate, nella maggioranza dei casi, circa 6-7 miliardi di anni dopo la formazione dell’universo, mentre il nuovo lavoro mostra che quasi il 30% delle galassie ha una struttura a spirale circa 2 miliardi di anni dopo. Questo significa che il processo di costituzione è avvenuto più rapidamente di quanto si supponesse.

Su un campione di 873 galassie, l’osservazione ne ha identificate visivamente 216 a spirale con spostamento verso il rosso 0,5 ≤ z ≤ 4 e massa stellare ≥10 10 .

0,5 ≤ z ≤ 4 indica l’intervallo di redshift (z), una misura dello spostamento verso il rosso della luce proveniente da un oggetto astronomico causato dall’espansione dell’universo. Maggiore è il redshift, più lontano ed antico è l’oggetto. L’intervallo 0,5 ≤ z ≤ 4 considera oggetti risalenti all’epoca di quando l’universo era giovane.

La massa solare M⊙ è un’unità di misura astronomica che rappresenta la massa del Sole. ≥10 10 ⊙ vuol dire che la massa totale delle stelle nella galassia è almeno dieci miliardi di volte la massa del Sole.

Immagine di più galassie a spirale con diversi tipi di bracci

I bracci a spirale sono una delle principali caratteristiche usate per classificare la morfologia delle galassie locali. L’epoca cosmica in cui apparvero per la prima volta contiene segnali essenziali sull’evoluzione di questo tipo di sistemi.

Vicki Kuhn, una studentessa laureata in astrofisica a Mizzou (soprannome dell’università del Missouri), ha spiegato come esistano molte idee teoriche sulla genesi dei bracci, ma si ritiene che meccanismi possono variare. Le recenti  informazioni aiutano ad abbinare meglio le proprietà fisiche alla teoria, creando una linea temporale cosmica più completa.

La scoperta è stata resa possibile utilizzando immagini dal Cosmic Evolution Early Release Science Survey, ottenute con il James Webb Space Telescope (JWST) della NASA. L’elevata sensibilità e risoluzione nell’infrarosso dello strumento ha fatto avanzare l’indagine rispetto ai dati del telescopio spaziale Hubble.

 

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Immagini ed infografica: Vicki Kuhn Università del Missouri

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