Uno dei due soli veicoli prodotti da Bertone con questo stile che alterna curve smussate a decisi elementi pinnati.
Nel 1947, tre dei sei fratelli Maserati (Ettore, Ernesto e Bindo) fondarono la O.S.C.A., acronimo di Officine Specializzate per la Costruzione Automobili.
Dopo aver ceduto la fabbrica omonima ad Adolfo ed Omar Orsi, i Maserati dovettero attendere la fine della consulenza, prevista nel contratto, prima di riprendere a sviluppare in proprio modelli da competizione di piccola cilindrata a San Lazzaro di Savena, in Emilia-Romagna.
Il loro primo esemplare, presentato nel 1948, fu la MT4 (Maserati Tipo 4), un “siluro” compatto con motore a camme in testa da 1.092 cc, subito vincente nelle mani di Luigi Villoresi.
Le O.S.C.A. ottennero importanti successi nelle gare internazionali degli anni ’50, fra cui nella 12 Ore di Sebring del 1954, quando le MT4 del team Cunningham conquistarono il 1°, 4° e 5° posto, battendo avversarie ben più blasonate, anche grazie alla guida di Stirling Moss. Il marchio collezionò vittorie di classe alla Mille Miglia e nel concorso per l’Indice di Prestazione a Le Mans che premiava l’efficienza in base alla cilindrata ed al consumo di carburante.
Il brillante motore O.S.C.A. fu potenziato fino a 1.491 cc e dotato di una testata bialbero per poi essere concesso in licenza alla FIAT, dove venne industrializzato da Aurelio Lampredi, ex progettista Ferrari.
Mentre la versione bialbero equipaggiava le sportive FIAT di punta, O.S.C.A. iniziò a realizzare le proprie GT. Nel 1962, il propulsore fu portato a 1.568 cc per la 1600S, vantando 100 CV ed una velocità massima di 175 km/h.
La Fiat O.S.C.A. 1500 standard si prestava alle modifiche dei carrozzieri ed alcuni esemplari ricevettero un’attenzione particolare da grandi designer italiani, come Franco Scaglione.
Queste fuoriserie in scala ridotta sono molto ricercate perché rare, un perfetto esempio di Etceterini.
Il 4 ottobre 2024, durante l’evento The Audrain Concours (a Newport, Rhode Island) Bonhams mette all’asta la Berlinetta del 1959 Fiat-OSCA con telaio n. 118S*000628.
La carrozzeria è di Bertone che produsse solo due vetture con questo design di Scaglione. La prima si basava su un telaio Fiat 1200, ma con prestazioni non all’altezza dell’aspetto avveniristico.
Per la seconda, Bertone utilizzò la piattaforma Fiat-OSCA 1500, garantendo prestazioni tali da rendere giustizia al design.
Le principali caratteristiche distintive sono l’aumentata presa d’aria sul cofano per alloggiare la testata bialbero e le affilate pinne posteriori.
Compatta, ma finemente proporzionata, la berlinetta rappresenta lo stile transatlantico italo-americano della fine degli anni ’50.
Secondo il venditore, in corrispondenza con Bertone, le due vetture furono esposte insieme al Salone di Torino nel 1959, per poi essere spedite a Ginevra. Gli storici di Bertone suggeriscono che il modello all’asta sia stato successivamente mostrato al Salone di Buenos Aires, dove potrebbe aver trovato il suo primo acquirente, ma non si hanno notizie certe su questi fatti.
Apparentemente scomparsa dopo il debutto, la 000628 fu scoperta quasi vent’anni fa dall’attuale proprietario, un appassionato collezionista di automobili italiane.
La Bertone O.S.C.A. era in gran parte integra, ma necessitava di un restauro. Verniciata in rosso e con un interno in tessuto piuttosto approssimativo, appariva trascurata ma ancora abbastanza solida.
Il collezionista ha intrapreso un progetto altamente dettagliato e pluriennale per riportare l’automobile al suo antico splendore. Gran parte del lavoro è stato svolto nella sua officina, con alcuni compiti delegati a specialisti.
Il motore aveva una crepa nel blocco, così è stata reperita un’alternativa da una Fiat-OSCA 1500 roadster, valutata da 90 CV, ma provata al banco a 104 CV, una potenza sufficiente per far viaggiare agilmente la piccola navetta spaziale. Il blocco motore originale è stato conservato ed è incluso nel lotto.
Per completare il rinnovo, il telaio è stato totalmente ricostruito e restaurato con nuovi freni, frizione, scarico e componenti delle sospensioni.
La corrispondenza con Bertone conferma che l’auto era originariamente rifinita in argento con interni in pelle blu, con bordi bianchi.
Durante lo smontaggio, il proprietario ha avuto la sorpresa di scoprire che la foderatura nascondeva il materiale autentico, impiegato come riferimento per il rivestimento affidato ad un tappezziere di fama mondiale.
La carrozzeria, in acciaio con cofano in alluminio a conchiglia, è stata splendidamente rifinita nel suo colore argento originale. Facendo riferimento a fotografie d’epoca, i paraurti sono stati rifatti a mano ed il proprietario ha girato il mondo per trovare un paio di luci di posizione anteriori di scorta, recuperandole personalmente in Svizzera.
La valutazione del gioiellino è di 360.000 – 450.000 euro.
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Foto: Bonhams Cars
Ho sempre pensato che investire in auto storiche sia un bel business !!
Non la conoscevo, ma è particolare.
Il periodo d’oro del car design italiano, ma non conoscevo questo modello, sarebbe interessante vedere anche l’altro per fare un paragone.
Un po’ sproporzionata nell’anteriore, un disegno originale, ma ormai datato.