Pubblicato uno studio su come implementare la geotermia secondo uno sviluppo responsabile.
CGG è una società leader globale nella fornitura di dati, prodotti e servizi nel campo delle scienze della Terra, del rilevamento, del monitoraggio e del supporto nella transizione energetica.
Con oltre 25 anni di esperienza, l’azienda ha le competenze per identificare e valutare, in maniera etica, le località geotermiche marine adatte ad essere sfruttate.
Gli scienziati del gruppo hanno recentemente pubblicato una ricerca dove sono indicate vaste risorse non utilizzate lungo centri di espansione dei fondali magmaticamente attivi insieme agli adiacenti rift allagati, per una superficie di 65.000 km quadrati in tutti i principali oceani del mondo.
Queste aree potrebbero essere luoghi ottimali per produrre energia in combinazione con la co-generazione di acqua dolce, idrogeno verde ed ammoniaca, creando una serie di alternative rapidamente scalabili.
I rift (o fosse tettoniche, in pratica delle grandi fratture normalmente allungate, originate da fenomeni di estensione delle placche terrestri, ndr) rappresentano una delle più alte concentrazioni di energia geotermica sulla terraferma, ma sono molto più estesi al largo, in acque nazionali ed internazionali.
Grazie al know-how consolidato nella regione del cosiddetto Anello di Fuoco dell’Indo-Pacifico, si è imparato che ogni vulcano si differenzia nei suoi tipi di magma, nella chimica del fluido e nei condotti del sottosuolo, con le temperature che diminuiscono rapidamente lontano da ciascuna area vulcanica.
Al contrario, i centri di espansione del fondale oceanico offrono una cintura maggiormente continua di calore sotterraneo perché i processi tettonici ignei e la conseguente attività idrotermale si verificano per l’intera lunghezza. Inoltre i modelli e le temperature del magma sono abbastanza simili nei vari sistemi di diffusione ed i fluidi geotermici sono relativamente coerenti e chimicamente sostenibili essendo essenzialmente acqua di mare modificata.
Le tecnologie impiegate includono strumenti di imaging del sottosuolo e la capacità d’interpretare geologicamente le proiezioni ricavate, anche attraverso algoritmi di machine learning.
L’energia geotermica offshore non ha bisogno di essere trasmessa via cavo alla riva, ma può essere usata per elettrolizzare l’acqua dolce dal condensatore di vapore della turbina per fornire idrogeno verde trasportabile o ammoniaca.
L’impatto ambientale sarà decisamente diverso da quello dell’estrazione mineraria dai fondali marini. La geotermia coinvolge un’area molto piccola ed il successo economico dipende dal minor numero possibile di perforazioni di pozzi per ottenere le temperature dell’acqua e le portate necessarie per una produzione efficiente. La riduzione dei costi combacia con la minimizzazione delle trasformazioni nell’ambiente naturale e questo costringe allo sviluppo responsabile.
Alcune vasche saline sottomarine sono siti di fuoriuscita di fluidi dal sottosuolo profondo, con implicazioni importanti per le temperature in profondità e per la fauna selvatica, con ricadute sulla ricerca esistente e futura nei campi della biologia, della chimica e della fisica. I protocolli di divulgazione e protezione progettati per le sorgenti geotermiche attive dovrebbero pertanto applicarsi anche a queste zone.
Molte risorse si trovano in acque internazionali e saranno regolamentate dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) e dall’Autorità internazionale dei fondali marini (ISA), in modo che ricerca, sviluppo e produzione siano distribuiti in tutto il mondo.
Gli stati con segmenti di dorsale sotto giurisdizione nazionale trarranno vantaggio dalla condivisione delle conoscenze e delle tecnologie. Le prospettive presentate aiuteranno i paesi a reddito medio-basso a raggiungere livelli sostenuti di rendimento economico con un flusso di opportunità di lavoro in differenti specializzazioni.
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Immagini/Grafica: CGG
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