La documentazione allegata in pdf nella pagina “Gare ed Appalti” di Autostrade per l’Italia, con data 3/5/2018 codice N. 0200/A10 lavori di retrofitting strutturale del Viadotto Polcevera al km 000+551 dell’A10 Genova-Savona.
Quando lo sconforto supera la rabbia è consigliabile partire dai fatti perché l’informazione deve essere una base su cui costruire una società civile insieme al rispetto ed alla responsabilità.
Il sito di Autostrade per l’Italia documenta nella sezione Gare ed Appalti i lavori di ripristino strutturali resi necessari ed evidenziati come riguardanti due dei tre pilastri portanti in tutti i loro elementi, per una spesa complessiva di € 20.159.344,69, IVA esclusa.
Questa è la trascrizione delle principali indicazioni riportate nell’Allegato A10 retrofitting scaricabile in formato pdf: Il tipo di procedura pubblicata era di tipo ristretta.
Inquadramento opera
Il Viadotto Polcevera è un’opera strategica situata all’inizio dell’autostrada Genova – Savona in corrispondenza del nodo tra A10 Genova – Savona ed A7 Genova – Serravalle. Si tratta dell’unico Viadotto strallato di tutta la rete ASPI, progettato dal rinomato strutturista ing. Riccardo Morandi ed aperto al traffico nel 1967.
Il viadotto, di lunghezza complessiva pari a 1.102 metri e altezza media dal fondo valle di 56 metri, attraversa la valle del torrente Polcevera in un’area densamente urbanizzata ed industrializzata (vi è la presenza di edifici, stabilimenti industriali, parco ferroviario, linee ferroviarie e strade urbane, ecc).
L’impalcato, largo 18 metri, si sviluppa su 11 campate con luci variabili da 65 m a 208m. Le tre campate principali, necessarie per superare il torrente Polcevera, il parco ferroviario ed alcune importanti arterie viarie cittadine, sono state realizzate con il “sistema bilanciato”, in cui l’impalcato è sostenuto da tiranti di cemento armato precompresso, denominati stralli, che partono dalle sommità di antenne ad “A”, alte fino a 90 metri dal fondo valle. Ciascun impalcato ospita due corsie di traffico (marcia e sorpasso). La restante parte del viadotto è stata realizzata con sistema classico.
Dati caratteristici dell’opera
Lunghezza complessiva 1.102 m
Larghezza dell’impalcato 18 m
Luce delle campate strallate 208 m
Altezza massima da terra delle antenne dei sistemi bilanciati 90 m
Stima delle superfici di calcestruzzo dell’impalcato esposti agli agenti atmosferici 47.000 mq.
Stato Attuale Sistemi Bilanciati
La zona a sistema bilanciato è costituita da tre pile strallate (pila n.9 – 10 – 11) unite tra loro da travi in c.a.p. (calcestruzzo armato precompresso, ndr) appoggiate. Tutte e tre le pile strallate sono costituite da quattro elementi fondamentali: antenna, cavalletto, impalcato e stralli. I sistemi oggetto d’intervento strutturale di retrofitting sono il sistema 9 e 10. Il progetto prevede oltre all’intervento strutturale sugli stralli anche il ripristino delle superfici dei tre sistemi.
Intervento di Retrofitting
Il progetto di retrofitting prevede il rinforzo degli stralli di pila n.9 e 10 poiché quelli di pila n. 11 sono stati oggetto di rinforzo negli anni ’90. L’intervento consiste nella disposizione di nuovi cavi esterni, che vanno dal traversone dell’impalcato fino alla sommità delle antenne. Per fare in modo che i nuovi cavi una volta tesati seguano la deformata (omissis) sono state previste lungo lo strallo delle cravatte porta cavi in acciaio. I nuovi cavi vengono collegati al traversone dell’impalcato e alla sommità dell’antenna per mezzo di blocchi di ancoraggio in acciaio. Sia le cravatte che i blocchi di collegamento verranno disposti attraverso l’utilizzo di GRU, eseguendo solo lavorazioni notturne.
Il documento fornisce anche delle immagini del tipo di lavoro richiesto, di come organizzare l’area cantiere e dei posizionamenti da effettuare. Spicca la scheda 15 dove si evidenzia il ripristino di tutte le parti delle due pile 9 e 10.
Rimangono le domande che la tragedia pone soprattutto alla luce delle considerazioni dell’Ingegnere Antonio Brencich, docente all’Università di Genova che denunciava come pericoloso il ponte sulla base dell’errata valutazione della “deformazione viscosa”.
Possibile che nel 2018, in un paese geologicamente problematico con infrastrutture fatiscenti, non si abbiano a disposizione dei sensori per monitorare una struttura sottoposta a carichi non adatti ad una sua evidente fragilità di progettazione?
Tutta la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime di Genova ed un ringraziamento ai soccorritori che si sono prodigati con grande professionalità ed umanità.
Le conclusioni erano chiare da trarre, non si è voluto vedere. Lo stato dei cavalcavia in Italia è pietoso. Meglio la pietra degli antichi romani, quelli sì che erano ingegneri.