Nella notte fra il 12 ed il 13 agosto si assiste al picco delle meteore che attraversano il cielo provenienti da un punto della costellazione di Perseo, da cui prendono il nome.
Le stelle cadenti di agosto appaiono quando la Terra interseca il percorso della cometa 109P/Swift-Tuttle che passando vicino al sole produce piccole particelle di ghiaccio e polvere. Queste viaggiano in direzione del nostro pianeta ad una velocità di 59 chilometri al secondo per disintegrarsi nell’atmosfera. Le masse più grandi generano tracce che rimangono visibili per brevi istanti e sono quelle che astrofili ed appassionati di fotografia cercano di riprendere.
Le migliori condizioni di scatto sono date da cieli senza nuvole e privi d’illuminazione artificiale od inquinamento atmosferico. Quest’anno bisogna anche considerare la luminosità della luna calante, mentre nel 2018 si avrà una luna nuova. L’equipaggiamento ideale per un cacciatore di stelle cadenti si compone di: fotocamera (DSLR o mirrorless), sedia sdraio pieghevole da trasportare facilmente, un cavalletto con peso per evitare spostamenti indesiderati, doppia batteria, protezione contro l’acqua per attrezzatura e fotografo, controllo remoto per lo scatto (cavo o smartphone), software o app per conoscere la mappa del cielo in base alla posizione GPS a meno di non essere esperti, termos con bevanda calda e dei panini. Difficile trovare un snack-bar aperto in posti isolati. Per prudenza è meglio organizzarsi in gruppo e stare lontani da luoghi con cinghiali, orsi od improvvise ondate.
L’astrofotografia di galassie o nebulose richiede altri strumenti quali telescopi e tutta una serie di accessori per le fotocamere. In questo articolo si analizzano le basi di uno scatto notturno che può far parte di una sequenza time-lapse. Le focali migliori sono quelle che permettono d’inquadrare un riferimento terrestre, come una pianta, un monumento, una roccia. Il range è quello fra i 24 ed i 35mm con apertura 2.8 o più veloce. Per l’esposizione vale la regola del 500 e del fattore di crop da rapportare alla lente impiegata. Se si usa un 24mm, su una full-frame, s’imposta un tempo di 20/21 secondi (500/24). Se si usa una MFT (micro quattro terzi) il fattore di crop è 2, dunque con un obiettivo da 15mm i secondi possono essere 16 o 17 dati dal semplice calcolo 15×2=30, 500/30=16,67. Se nel campo focale rientra un pianeta luminoso come Venere, i tempi si dimezzano.
E’ importante ricordarsi di non utilizzare esposizioni troppo lunghe perché la rotazione della terra produce un effetto mosso. Uno dei benefici della fotografia digitale è vedere subito gli output in modo da aggiustare i settaggi fino ad ottenere l’immagine desiderata.
Fra le fotocamere, la Nikon D810A è pensata appositamente per l’astrofotografia con dettagli 4 volte più contrastati della D810. Inoltre beneficia del software Nikon Capture NX-2 che riduce il rumore senza rimuovere i puntini delle stelle. Altri modelli con alta sensibilità sono: le Sony a7S e RX1R II, la Canon 1DX Mark II, la Pentax K-1.
Le configurazioni devono essere manuali, tirando via: AF, riduzione automatica del rumore e bilanciamento automatico del bianco a favore di una temperatura colore intorno ai 4.000/4.500°K. Il focus va su infinito con ISO alti, a partire da 1600. Tutte le fotografie notturne richiedono post-produzione ed è comodo lavorare con il formato RAW, se il modello lo permette, per recuperare informazioni non compresse. Alcuni software correggono le dominanti ed il rumore, ma è meglio registrare in ore diverse degli scatti a nero (dark frame) da sottrarre nel ritocco. E’ sufficiente tenere il tappo dell’obiettivo e generare fotogrammi con differenti impostazioni, ad ogni variazione sensibile di temperatura ambiente, di cui servirsi in fase di color-correction.
Buoni scatti e cieli sereni!
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