Dopo esser stata nominata l’impresa che maggiormente contribuisce all’inquinamento da rifiuti di plastica, Coca-Cola lancia un’edizione limitata di un nuovo packaging in carta grazie alla partnership con la danese Paboco con cui collaborano anche Carlsberg ed Oréal.
L’inquinamento da plastica ha bisogno di soluzioni efficaci economicamente vantaggiose per le imprese, senza dimenticare che i rifiuti di alcune materie hanno un valore di mercato e generano ricavi nel riutilizzo.
L’associazione Break Free From Plastic raggruppa 1.900 organizzazioni non governative e semplici cittadini in molte nazioni per raccogliere rifiuti di plastica documentando i prodotti ritrovati. A dicembre 2020 sono stati pubblicati i dati annuali che confermano come le bottiglie di Coca-Cola siano le più diffuse, seguite da PepsiCo e Nestlé. I 15.000 volontari mobilitati hanno recuperato 346.494 oggetti, di cui il 63% appartenenti ad un brand. I pezzi marchiati Coca-Cola sono 13.834, 5.155 di PepsiCo e 8.633 di Nestlé. Insieme ad Unilever, le note compagnie sono state accusate di diffondere oltre mezzo milione di tonnellate di plastica.
La Coca-Cola ha deciso di passare ad azioni concrete annunciando l’ambizioso progetto di voler abbandonare l’impiego della plastica. La popolare bevanda ha una bottiglia iconica e non è facile cambiare il packaging di un love brand. Per valutare l’accoglienza da parte dei consumatori, sarà quindi messa in vendita un’edizione limitata di 2.000 esemplari per la linea vegetale AdeZ, commercializzata in Ungheria.
Il prototipo del contenitore, con il tappo ancora in plastica ma in via di studio, è stato sviluppato in partnership con la start-up danese Paper Bottle Company.
PaBoCo è stata fondata con lo scopo di proporre rimedi pratici per un futuro sostenibile nel food packaging. Insieme a BillerudKorsnäs si sono concentrati sulla composizione dell’impasto che garantisse la resistenza ideale alla quale abbinare un design. Uno dei problemi da risolvere è la separazione della carta dalle sostanze liquide con una barriera di bio-materiali che assicuri la sicurezza alimentare preservando le caratteristiche organolettiche.
Coca-Cola non è l’unica multinazionale interessata al brevetto di Paboco che può contare sull’appoggio della Paboco Pioneer Community formata da: Carlsberg (birra), l’Oréal (cosmetica) e The Absolut Company (vodka), nomi importanti che stanno investendo nella Ricerca e Sviluppo di una linea di produzione ottimizzata per determinati liquidi.
L’idea nacque nel 2010 con il primo impegno della società danese EcoXpac il cui fondatore Jesper Servé (1964-2018) era convinto di agire positivamente sul nostro futuro ricorrendo alle bottiglie di carta. I principi dell’economia circolare iniziavano a diffondersi nel nord Europa e nel 2015 l’obiettivo di una bottiglia fabbricata con fibre riciclate attrasse l’interesse del Gruppo Carlsberg per una bottiglia green.
L’ecologia deve diventare un business anche grazie a convincenti campagne di comunicazione. Vi ricordate la prima Autobianchi Y10? La coda tronca dipinta in nero era un elemento che alterava la naturale fluidità delle linee, difficile da accettare per molti automobilisti fino a quando qualcuno s’inventò lo slogan: “Piace alla gente che piace“. La Y10 divenne un successo e le nuove edizioni furono sempre più eleganti riuscendo a conquistare le persone che amano lo stile.
In attesa che la Paboco perfezioni il brevetto, aumentando la resistenza nello stampaggio, è aperta la caccia allo slogan piacione.
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Foto di: BREAK FROM PLASTIC- COCA-COLA – Paper Bottle Company PABOCO
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