Il governo della Polinesia francese ha siglato un accordo storico per sviluppare strutture galleggianti autosufficienti e garantire la sopravvivenza delle isole minacciate dall’innalzamento del livello degli oceani.
Il Seasteading Institute di San Francisco, in California, è stato fondato nel 2008 da Patri Friedman e dall’imprenditore filantropo Peter Tiel con l’intento di sperimentare infrastrutture per delle comunità che colonizzino in maniera rispettosa il mare.
Friedman è nipote di Milton Friedman (premio Nobel per l’economia nel 1976) ed è coautore, insieme a Joe Quirk, del libro Seasteading: How Ocean Cities Will Change the World in cui le unità marine, collocate in acque internazionali, sono proposte come una soluzione per superare le limitazioni delle attuali giurisdizioni nazionali, beneficiare dei vantaggi fiscali di stati indipendenti, assicurare risorse e posti di lavoro.
L’Istituto ha riunito biologi, ingegneri nautici, medici, esperti di acquacolture, progettisti, investitori ed artisti per rendere attuabili le installazioni in modo eco-compatibile stando attenti al benessere delle persone inserite in un contesto dove si esclude la belligeranza verso altri paesi.
In questi anni, l’associazione ha ricercato un sito e le competenze per tradurre in realtà il modello teorico promuovendo dei concorsi fin dal 2009. Nel 2015 la stampa mondiale ha dato grande risalto al concept Artisanopolis vincitore dell’Architectural Design Contest ideato da Gabriel Sheare, Luke & Lourdes Crowley, Patrick White (Roark 3D).
L’opera si compone di piattaforme che si spostano con rimorchiatori e si collegano fra di loro per assumere differenti configurazioni. Un sistema di zavorre permette di aggiustare la quota di galleggiamento con un largo frangiflutti, ispirato a quello di Brighton in Inghilterra, a proteggere la città dalla violenza di onde e vento. L’autonomia energetica è data da pannelli fotovoltaici, torri eoliche e turbine che sfruttano il moto ondoso. Il mare è desalinizzato per approvvigionare gli abitanti di acqua potabile, mentre un’area per il compostaggio riciclerà i rifiuti organici.
Le culture acquaponiche sono riparate in speciali serre con tetto in ETFE, un fluoropolimero con molecole molto stabili che sopportano alti livelli di sollecitazione termica ed aggressione chimica. L’ETFE è impiegato per rivestimenti di cisterne, celle d’impianti fotovoltaici, industria automobilistica ed in architettura per involucri permeabili a luce ed a raggi UV.
L’efficienza e la sostenibilità di questo tipo d’installazioni verranno testate grazie ad un accordo, siglato venerdì 13 gennaio 2017, fra il governo della Polinesia Francese ed il Seasteading Institute. L’intesa prevede una prudenziale analisi per valutare i benefici di una città galleggiante e dimostrare la compatibilità ambientale per salvaguardare acque e fondali.
Se lo studio di fattibilità darà risultati soddisfacenti, le autorità locali garantiranno un organismo geopolitico in grado di ospitare il nuovo stato. Il progetto pilota ha un preventivo fra i 10 ed i 50 milioni di dollari e sarà coordinato dalla compagnia Blue Frontiers, appositamente fondata per gestire il Floating Island Project.
Le piattaforme modulari, assemblabili in differenti composizioni urbanistiche, saranno costruite dalla società olandese Blue21 che ha realizzato il Floating Pavilion di Rotterdam.
La crescita esponenziale della popolazione mondiale richiede soluzioni concrete in breve tempo che tengano in considerazione il benessere delle generazioni future, i cambiamenti climatici, la deforestazione e la scarsità di fonti tradizionali quali terra, petrolio, acqua.
Il 2019 potrebbe segnare una tappa fondamentale per sviluppare l’avvenire del nostro habitat utilizzando tecnologie ecologiche e produttive.
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Foto: BLUE21 – THE SEASTEADING INSTITUTE / GABRIEL SCHEMER – LUKE & LOURDES CROWLEY – PATRICK WHITE
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