Modelli matematici ed immagini di New Horizons hanno permesso di valutare la concentrazione di una vasta distesa d’acqua, probabilmente nascosta sotto uno strato di azoto, metano e ghiaccio spesso da 40 a 80 km.
Per molti decenni, si è ipotizzato che Plutone non avesse le condizioni per ospitare un oceano a causa della temperatura in superficie di circa -220°C, talmente fredda da solidificare persino i gas come l’azoto e il metano.
Negli ultimi anni però alcuni eminenti scienziati, tra cui William B. McKinnon docente di Scienze della Terra, dell’Ambiente e Planetarie, hanno raccolto dati che suggeriscono l’alta probabilità di un oceano di acqua liquida sotto il ghiaccio. Questa deduzione deriva da diverse prove, inclusi i criovulcani che emettono ghiaccio e vapore acqueo. Esistono ancora dei dibattiti, ma generalmente quest’ipotesi è accettata.
Alex Nguyen, studente laureato presso la Washington University di St. Louis nel Missouri (Stati Uniti), ha pubblicato un articolo sulla rivista Icarus dove presenta una ricerca che si avvalsa anche d’immagini catturate dalla navicella spaziale New Horizons, passata vicino a Plutone nel 2015.
Patrick McGovern del Lunar and Planetary Institute di Houston è stato un coautore dell’articolo.
Nguyen ha spiegato come Plutone sia un corpo piccolo ed avrebbe dovuto perdere quasi tutto il suo calore subito dopo la sua formazione, quindi i calcoli di base suggerirebbero che sia congelato fino al nucleo.
La superficie di Plutone è geologicamente complessa ed è dominata da un bacino di circa 1.200 km per 2.000 km, pieno di ghiaccio d’azoto, chiamato Sputnik Planitia (SP).
Nguyen e McGovern hanno costruito modelli matematici per comprendere le crepe ed i rigonfiamenti nel ghiaccio che copre il sito SP di Plutone, attribuito ad una collisione di meteoriti risalente a miliardi di anni fa. Le misurazioni sembrano indicare che in quest’area il ghiaccio sia spesso da 40 a 80 km. Una coltre che probabilmente impedisce all’oceano interno di congelarsi.
In base alle fratture nel ghiaccio sovrastante, si stima che l’oceano sia, al massimo, circa l’8% più denso dell’acqua di mare sulla Terra, in pratica si potrebbe galleggiare senza sforzo, se si potesse raggiungere.
Questo livello giustificherebbe l’abbondanza d’incrinature osservate sulla superficie. Se fosse significativamente meno denso, il ghiaccio collasserebbe creando molte più fratture, mentre se fosse più denso ci sarebbero meno fratture. Nguyen ha commentato: “Abbiamo stimato una sorta di zona Riccioli d’oro in cui la densità e lo spessore sono corretti”.
Le agenzie spaziali non hanno intenzione di tornare presto su Plutone. Molti dei suoi misteri rimarranno per le future generazioni, ma per Nguyen vale la pena studiarlo perché, dalla sua prospettiva, Plutone è un pianeta.
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Foto/immagini: NASA/Laboratorio Di Fisica Applicata Della Johns Hopkins University – Washington University St. Louis
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