Il drone solare fabbricato da Facebook ha realizzato il suo primo volo a pieno assetto nella base militare di Yuma in Arizona.
In un dossier pubblicato nel 2014, Mark Zuckerberg scriveva che una delle più grandi sfide di quest’epoca è connettere il mondo per consentire una libera condivisione della conoscenza e dare le stesse opportunità di sviluppo a tutte le nazioni.
Il fondatore di Facebook citava uno studio di Deloitte ricordando come Internet sia una risorsa per creare 140 milioni di nuovi occupati con ricadute positive per 160 milioni di persone che vivono in miseria.
La strategia elaborata prevedeva la diversificazione delle piattaforme di accesso alla rete per arrivare alle popolazioni non concentrate in aree urbane o troppo povere per pagare i contratti dei principali operatori. L’idea proposta è stata quella di lavorare sulla diffusione aerea capace di coprire vaste zone tenendo però presente che il segnale radio diminuisce all’aumentare della distanza.
I droni sono stati scelti per la possibilità di rimanere vicino al suolo e massimizzare il segnale ad un’altitudine con vento moderato. Inoltre gli UAV sono controllabili in remoto senza il peso di un pilota a bordo con conseguente risparmio energetico.
Dopo due anni di ricerca e prove in assetto ridotto, il 28 giugno 2016 nella base aerea di Yuma in Arizona, l’Aquila si è alzata con successo in volo.
Zuckerberg ha assistito emozionato al test ed ha commentato il 21 luglio su Facebook che la missione è andata talmente bene da superare gli iniziali 30 minuti ed essere prolungata per 96 minuti di volo durante i quali si sono ottenute informazioni utili per migliorare la struttura.
Jay Tarikh, capo ingegnere del progetto, ha fornito alcuni dati tecnici. L’apertura alare di Aquila è uguale a quella di un Boeing 737, ma è disegnata per essere iper-efficiente sfruttando i pannelli solari per alimentare eliche, sistemi di comunicazione, avionica e luci. I consumi all’altezza di crociera si limitano a 5.000 W, pari a tre asciugacapelli.
Il controllo a terra è affidato ad una dozzina di persone che supervisionano le funzioni attraverso software che determinano direzione, altitudine e velocità oltre a mantenere la rotta su coordinate GPS. Il decollo e l’atterraggio sono completamente automatici. Il drone riesce ad andare sorprendentemente lento e questo permette di contenere i consumi anche se si raggiunge la velocità di 80 miglia all’ora a quote dove l’aria è maggiormente rarefatta.
Ad un’altezza di 60.000 piedi, Aquila sarà in grado di coprire una regione di circa 60 miglia con comunicazioni basate sui laser che trasferiscono i dati 10 volte più rapidamente degli odierni sistemi. I test continueranno per migliorare la potenza e la portata del veicolo compreso l’immagazzinamento dell’energia che attualmente prevede batterie per 500 libbre di peso.
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Foto di: FACEBOOK AQUILA
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