Mariella Mengozzi ci guida alla scoperta di alcuni modelli conservati al Museo Nazionale dell’Auto di Torino.
Nel 1933, Carlo Biscaretti di Ruffia, figlio di Roberto cofondatore della FIAT e primo presidente dell’ACI, ottenne in prestito una trentina di vetture per organizzare la prima retrospettiva dedicata all’automobile.
La partecipazione del pubblico fu tale che, il 19 luglio dello stesso anno, la Città di Torino deliberò la costituzione di un nuovo museo. L’incarico di ordinatore fu affidato a Carlo Biscaretti di Ruffia che recuperò preziose testimonianze degli albori delle quattro ruote.
La sede museale che si affaccia sulla sponda sinistra del Po è stata rinnovata con un restauro terminato nel 2011 ed è una meta obbligata per chiunque ami il design ed i motori.
Mariella Mengozzi, nominata direttrice del museo a maggio del 2018, ci descrive le numerose attività pensate per attirare diverse tipologie di visitatori.
Cosa distingue il MAUTO?
“Il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino è una delle più prestigiose collezioni al mondo, riconosciuto dall’America all’Europa, all’Asia come un interlocutore con cui effettuare scambi ed avviare collaborazioni.
Uno dei primi obiettivi che ci siamo dati è lo sviluppo di laboratori didattici riservati ai giovani per interessarli trasmettendo delle conoscenze perchè abbiano voglia di contribuire alla crescita di questo settore. Ci concentreremo su argomenti d’attualità che riguardano l‘auto elettrica, la guida autonoma, la fisica della sicurezza, il design e la progettazione. Temi che saranno trattati da studenti del Politecnico di Torino per le classi secondarie.”
Di fronte all’elegante Fiat di Biscaretti, si ammira la Itala un veicolo di grande personalità su cui spicca la scritta Pechino Parigi. Qual è la sua storia?
“Agli inizi, le macchine erano dei pezzi unici costruiti in base alle richieste dei proprietari. La Itala era un’azienda di Torino famosa per le sue vetture che esportava in tutto il mondo. I due modelli in esposizione sono un perfetto esempio di come si potesse rinnovare l’estetica partendo dallo stesso telaio che passa dalla raffinata Palombella, eseguita da Cesare Sala per la regina Margherita di Savoia, alla versione 35/45 HP che percorse 16.000 km in 60 giorni.
Era il 31 gennaio del 1907 quando il quotidiano francese Le Matin pubblicò un annuncio in cui si chiedeva chi volesse andare da Pechino a Parigi in automobile. La squadra della Itala era formata dal principe Borghese e da Ettore Guizzardi che partirono insieme ad altri 4 equipaggi arrivando primi il 10 agosto del 1907, con un distacco di ben 20 giorni sui secondi classificati.”
Com’è stato possibile ricostruire l’impresa?
“Il nostro fondatore, Carlo Biscaretti di Ruffia, non ha solo raccolto vetture, ma ha collezionato materiali, fra cui diverse fotografie, custodite nel Centro di Documentazione. L’avventura della Itala è raccontata nel diario di viaggio che fa rivivere lo spirito pioneristico dei piloti.”
Qual è la sua preferita fra le tante rarità?
“La Cisitalia 202 SMM che partecipò alle 1000 Miglia del 1947 con Tazio Nuvolari al volante. E’ una spyder leggera che dimostra quanto Cisitalia fosse all’avanguardia. Arrivò seconda, ma si rivelò immediatamente protagonista rispetto alla vincitrice Alfa Romeo 8C 2900B che rappresentava un’evoluzione precedente.
Un altro motivo che mi lega alla Cisitalia Nuvolari è il fatto che prende il via alle 1000 Miglia 2019, dal 15 al 18 maggio. Un progetto che mi rende orgogliosa perchè aiuterà a far conoscere il Museo con il suo Centro di Restauro dov’è stata preparata per la gara.”
Quali aspetti avete privilegiato nella scenografica parata delle auto da competizione?
“La sala Formula è molto emozionale. L’allestimento è un’immaginaria griglia di partenza dove sono schierate monoposto rosse, il colore dell’Italia, con l’eccezione di due Bugatti, di cui una è il tipo Baby del 1927, appartenuta a Gianni Agnelli.
Le gare attestano il livello della tecnologia nelle varie epoche e sono servite al progresso delle vetture di tutti i giorni, soprattutto nell’ambito della sicurezza. C’è un intero mondo a cui dedicheremo momenti di approfondimento con mostre, incontri e dibattiti.”
Come si valorizza lo stile in un oggetto industriale?
“Oggi la percezione generale è che l’automobile sia un prodotto di massa e si sfuma il contenuto artistico. Molti designer vengono in visita al museo e ci dicono come l’idea iniziale parta da un disegno, un bozzetto sviluppato poi con modelli in creta con un processo ancora artigianale anche nei marchi famosi. Il mio pensiero è che rimanga una creazione artistica e poco importa se viene riprodotta in milioni di pezzi. E’ necessario mettere in risalto l’opera dell’ingegno portando i giovani a fare delle riflessioni su questo tema.”
Quali saranno le vostre prossime iniziative?
“Abbiamo in programma, per il 2020, un grande evento per i 70 anni di Formula1 che vedrà coinvolti altri soggetti del territorio regionale e nazionale. Il Mauto si rende promotore di un gioco di squadra per richiamare anche turisti dall’estero. In quest’ottica rientrano le collaborazioni con il Museo Ferrari, il Museo Alfa Romeo, con gli autodromi di Monza e di Imola.”
E per il 2019?
“Quest’anno ricorre il 140° anniversario della nascita di Carlo Biscaretti di Ruffia ed il 60° della sua scomparsa che avvenne pochi mesi prima dell’inaugurazione del Museo. Dopo il successo dell’esposizione su Gandini, stiamo preparando un’installazione speciale per celebrare la figura del nostro fondatore così importante per Torino e per la storia dell’automobile. “
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RIPRODUZIONE RISERVATA – © SHOWTECHIES Simona Braga
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