In vendita, una fedele riproduzione creata dal figlio di un ex tecnico della trasmissione della Chevrolet Engineering che aveva lavorato sull’esemplare originale, presso il GM Technical Center di Warren, nel Michigan.
Nel panorama dell’ingegneria automobilistica americana, pochi prototipi hanno avuto un impatto tanto significativo quanto il Chevrolet Engineering Research Vehicle No. I. Progettato nel 1959 sotto la direzione di Zora Arkus-Duntov, il modello nacque come piattaforma per sperimentare nuove tecnologie.
L’ingegnere belga Arkus-Duntov diede un contributo decisivo battendosi per dotare la vettura di un motore V8 ed incrementare la dinamica con aggiornamenti al telaio ed alle sospensioni. Fece inoltre adottare la configurazione con motore centrale per competere nelle corse di resistenza con Ferrari, Porsche ed altri marchi europei. La sua influenza portò alla nascita della Corvette Grand Sport ed allo sviluppo del motore 427 L88, elementi fondamentali per l’affermazione nelle gare americane.
L’auto originale montava un telaio tubolare ultraleggero e motore V8 in alluminio da 283 pollici cubici, evoluto in seguito in un 377 CI con iniezione meccanica Rochester. Con un peso inferiore agli 800 kg e linee essenziali, il CERV I offriva un’agilità eccezionale e serviva da banco di prova per sospensioni, materiali leggeri e soluzioni aerodinamiche.
Nonostante il potenziale, GM non poteva schierarlo nei circuiti a causa delle restrizioni imposte alla partecipazione alle corse, il cosiddetto “AMA Racing Ban” del 1957, applicato dai principali fabbricanti statunitensi.
General Motors, essendo il maggiore costruttore americano, si attenne rigidamente al divieto. Questo bloccò l’evoluzione di una Corvette da competizione e costrinse Arkus-Duntov a operare in modo ufficioso, favorendo clienti privati e trovando modi alternativi per testare le novità. Malgrado la frustrazione per questa decisione, il “padre della Corvette” apportò miglioramenti per il successivo CERV II, dotato di trazione integrale ed un avanzato cambio manuale.
Venerdì 21 marzo, all’asta di Glendale, il lotto F217 corrisponde all’accurata replica del CERV I, realizzata da un ingegnere che da bambino, nel 1959, ebbe la fortuna di accompagnare il padre progettista ad un evento per i dipendenti. Il bambino di 7 anni fu portato dal genitore al Tech Center dove fu affascinato dalle auto a turbina.
E poi rimase senza parole di fronte alla visione dell’auto più incredibile che avesse mai visto. Su una piattaforma bianca, dietro una tenda divisoria, era esposto il Chevrolet Engineering Research Vehicle No. 1, o CERV I, privo della carrozzeria. Il padre lo presentò a due uomini che stavano nelle vicinanze: Zora Arkus-Duntov e il pilota e ingegnere Mauri Rose.
Il momento divenne ancora più emozionante quando fu fatto sedere al posto di guida metallizzato blu. I comandi si trasformarono in giochi irresistibili e nacque la sua passione per le auto che lo portò a diventare ingegnere, a lavorare anche lui in GM e, quasi 60 anni dopo dal primo fatale incontro, a ricostruire il modello dei suoi sogni.
Le caratteristiche della replica
- Progettazione e costruzione: la riproduzione è stata realizzata tramite reverse engineering.
- Telaio: struttura progettata in CAD 3D, conforme al regolamento SCTA, con tubolari di diametro maggioratoe roll cage imbullonato.
- Carrozzeria: scocca artigianale in fibra di vetro, ispirata a una delle prime proposte dei designer Larry Shinoda e Tony Lapine.
- Verniciatura: Frost Blue Poly su Snowcrest White, la stessa livrea vista nei test a Sebring nel 1962 e documentata nella rivista Sports Car Graphic (maggio 1962).
- Motore: V8 small block 388 CI Stroker con rapporto di compressione 12.5:1 e iniezione elettronica Holley Sniper EFI.
- Componenti motore: testate in alluminio, albero a camme Comp roller, bielle 4340 da 6 pollici, pistoni forgiati, albero motore in acciaio.
- Trasmissione: cambio manuale Saginaw a 4 marce, abbinato a un assale posteriore Champ IRS modificato con differenziale a cambio rapido per rispecchiare la configurazione dell’originale.
- Differenziale: Speedway Engineering, autobloccante Detroit Locker, semiassi forgiati su misura e albero di trasmissione passante custom.
- Impianto di raffreddamento: due radiatori in alluminio anteriori, due unità ausiliarie posteriori e tre ventole elettriche. Pompa dell’acqua elettrica.
- Lubrificazione: radiatore olio B&M.
- Sospensioni:
- anteriori: derivate da Corvair, modificate per ridurre il bump steer, come nell’originale.
- posteriori: derivate da Corvette di prima generazione, ricostruite e adattate per emulare l’IRS del CERV del 1963.
- altezza da terra personalizzata con taratura migliorata degli ammortizzatori.
- Freni a disco GM aggiornati.
- Alimentazione: due serbatoi laterali da 10 galloni (circa 38 litri) con pompa carburante brushless Aeromotive.
Equipaggiamento
- Roll bar integrato, nascosto sotto la struttura superiore della carrozzeria.
- Collettori doppi rivestiti con terminali di scarico sopra la sezione posteriore della carrozzeria.
- Cerchi in lega lucidi Bonneville-style a 5 razze.
- Pneumatici BF Goodrich Radial T/A.
- Doppio specchietto laterale cromato.
- Sedile singolo Kirkey in blu e bianco.
- Volante Corvair a due razze, in tinta con il sedile.
- Pomello del cambio bianco.
- Strumentazione digitale nera con interruttori a levetta cromati.
Esposizioni
Il veicolo è registrato Vintage Indy ed è stato esposto presso il National Corvette Museum nella Performance Gallery nel 2022. L’orgoglioso proprietario l’ha guidato in numerose manifestazioni storiche, tra cui l’Indianapolis Motor Speedway, tre volte all’American Speed Festival (M1 Concours, Pontiac, Michigan) e alla parata sulla Woodward Avenue durante il Dream Cruise.
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Immagini: General Motors Archive – Mecum Auctions
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