Il film diretto da J.A. Bayona coinvolge il pubblico in una storia di coraggio e resistenza grazie a scelte artistiche e tecniche che hanno sostenuto il realismo della ricostruzione sfruttando applicazioni all’avanguardia ed un grading sviluppato con grande sensibilità.
Il 13 ottobre 1972, il volo 571 dell’aeronautica uruguaiana, noleggiato per trasportare una squadra di rugby in Cile, si schiantò su un ghiacciaio nel cuore delle Ande. Solo 29 dei 45 passeggeri scamparono alle conseguenze dell’urto ritrovandosi in uno degli ambienti più difficili al mondo che li costrinse a cibarsi dei resti dei cadaveri pur di sopravvivere. All’arrivo dei soccorsi, dopo 72 giorni, i vivi erano solo 16.
Il regista spagnolo Juan Antonio García Bayona (nato a Barcellona nel 1975) porta sullo schermo l’adattamento dell’omonimo libro di Pablo Vierci, scritto 35 anni dopo la tragedia, con i resoconti dei superstiti.
Bayona in un’intervista ha detto di essere rimasto impressionato dall’approccio spirituale, quasi filosofico della storia tanto da comperare nel 2010 i diritti per una trasposizione cinematografica.
Il regista ha richiesto principalmente realismo domandando agli attori di lavorare in condizioni simili come se fosse un documentario, dando il tempo agli interpreti di esplorare loro stessi e prendersi dei rischi pur di far emergere le emozioni.
I giovani artisti, per la maggior parte debuttanti, si sono sottoposti ad una dura trasformazione fisica sperimentando freddo e fame, sotto controllo di un nutrizionista, per liberarsi dell’artificialità della ricostruzione.
Le sfide sono state innumerevoli, ma l’affiatamento di ogni componente e le soluzioni adottate hanno prodotto un risultato che avanza nella considerazione per la corsa agli Oscar, anche se bisognerà attendere le nomination finali del 23 gennaio.
Il film è stato selezionato dalla Spagna come miglior lungometraggio internazionale e compare nella prima rosa dei Candidati dell’Academy di Hollywood in quattro importanti categorie: Miglior Film Internazionale, Colonna sonora originale, Trucco-Acconciatura e VFX. Analizziamo le ragioni di quello che si preannuncia un successo.
L’intera squadra tecnico/artistica si è messa a disposizione degli attori, ma anche del paesaggio mozzafiato filmato con Alexa Mini LF con obiettivo anamorfico Panavision T-Series per full frame per includere la grandiosità dello scenario aggiungendo un aspetto cinematografico classico con aberrazioni naturali, per un look volutamente imperfetto.
Il Direttore della Fotografia Pedro Luque ha rivelato come fosse oppressivo trovarsi circondati dall’enorme ed incombente cordigliera delle Ande, a cui si sommano i problemi per raggiungere la location, l’altitudine, girare nella neve, le anomalie del meteo, fra cui l’effetto provocato dell’aria calda proveniente dal Sahara che ha colorato di arancione la Sierra Nevada.
La troupe ha lavorato in tre location: nelle Alpi italiane, in Sierra Nevada (a sud-est di Granada in Spagna) e nelle Ande in Cile ed Argentina.
Oriol Tarragó, Supervising Sound Editor, ha scoperto l’importanza del silenzio per connettersi con l’io profondo parlando con persone della regione alpina. Il silenzio è presente in forma organica e fa da contrappunto alla sensibilità della colonna sonora di Michael Giacchino che riesce a comunicare l’esperienza immersiva fra i massicci ricoperti di neve e ghiacciai, come se si fosse su un pianeta alieno. Ci sono passaggi che scorrono come lacrime con una delicatezza ed un tempo dilatato dall’immobilità della montagna.
Il compositore ha spiegato come si sia impegnato perché ogni nota fosse sincera, si fondesse con il silenzio ed alla fine rispecchiasse l’intensa gioia incontrata nei sopravvissuti.
Gli effetti visivi (VFX), firmati da El Ranchito di Madrid, sono calibrati per non vedersi ed ottenere un risultato il più realistico possibile. Félix Bergés, VFX Supervisor insieme ai colleghi Laura Pedro ed Ezequiel Larrú hanno modificato digitalmente tutti i background.
La fase di pre-visualizzazione è stata fondamentale per la buona riuscita. La parte dell’incidente è stata la più complessa da gestire, ma è anche la minore, solo 80 shot sui 1.000 totali.
La preparazione si è servita di migliaia di foto del ghiacciaio Valle delle Lacrime, in Cile.
Il lavoro è stato facilitato dalla creazione di un Unreal Environment con una geometria generata da mappe satellitari che ha permesso di pianificare l’intero rodaggio.
L’applicazione ha consentito di muoversi nello scenario virtuale con una camera come quella utilizzata nella realtà simulando ottiche diverse con parametri adatti ai cambi di luce ed esposizione, in modo da sapere esattamente le condizioni del set andino.
Questo ha semplificato l’inserimento delle riprese fatte con droni ed elicottero sovrapponendo il background originale ai filmati in Sierra Nevada.
Lo staff tecnico ha deciso di realizzare tre fusoliere. La prima lunga 2,8 metri a Laguna de las Yeguas, a 3.000 metri in Spagna, dove si sono girate le parti più importanti con la neve per far provare il freddo agli attori.
Un’altra in uno studio temporaneo montato in un parcheggio con green-screen ed un LED volume dove veniva proiettato il girato sulle Ande per avere la stessa luce.
Il backlot è stato allestito in un’area esterna quadrata di 100 x 100 metri dove Alain Bainée, production designer, ha ricostruito il paesaggio servendosi di un elevatore di circa 5 metri di profondità per abbassare i resti della fusoliera ricoprendola di neve durante le pericolose tormente in alta quota.
L’impatto con la montagna è una delle cose più spettacolari. Il risultato voluto dal regista è stato raggiunto fabbricando tre set. Il primo ha l’aeroplano intatto posizionato su una piattaforma per replicare le turbolenze iniziali, mentre il secondo set ha solo più 1/3 della fusoliera.
Quando l’aereo va in verticale contro il muro di roccia sembra che esploda tutto. Sul set si sono usati i cavi per espellere i sedili in coda e gli stuntmen (passeggeri) strappati violentemente dall’aria entrata dal velivolo ormai spezzato.
Il 3° set aveva un dettaglio di sole 5 file di sedili per poter filmare a distanza ravvicinata i momenti più violenti dell’impatto con primi piani dell’azione.
Il film ha chiuso, Fuori Concorso, l’ 80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e dopo essere uscito nelle sale in Uruguay, Spagna e Stati Uniti fra il 13 ed il 22 dicembre 2023, sarà in streaming su Netflix il 4 gennaio 2024.
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Immagini: ACADEMY – NETFLIX
Wow un lavorone! Complimenti per il sito uno dei pochi che non parla della Ferragni.
Non vedo l’ora di vederlo, forse è uno dei debutti più interessanti dell’anno. Bell’articolo.
Impressionata dalla resa cromatica. Splendido lavoro!
Da Oscar! Questo è un filmone
Da Oscar, grande lavoro!
Si merita un Oscar. Bello.